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14 Luglio 2012
Coldiretti plaude all’approvazione, in Consiglio provinciale del documento a sostegno del made in Italy olivicolo

Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena: “Il nostro lavoro è simbolo di una nuova economia e di una nuova giustizia sociale”.
“È indispensabile consolidare il rapporto tra produttore e consumatore e difendere la biodiversità che rappresenta un valore forte da tutelare e mantenere nei campi. Non è possibile che gli agricoltori vengano considerati come l’ultima ruota del carro. Il nostro lavoro è simbolo di una nuova economia e di una nuova giustizia sociale, per questo apprezziamo molto l’approvazione, da parte del Consiglio provinciale di Siena, del documento, firmato Coldiretti, a sostegno del vero “Made in Italy” agroalimentare olivicolo, danneggiato dalla diffusione di episodi sempre più frequenti di frodi e contraffazioni anche nel senese come evidenziato dagli ultimi fatti di cronaca”. Così Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena, commenta l’approvazione del documento e le parole dell’assessore all’agricoltura, Anna Maria Betti, che aspirano a risolvere le criticità e recuperare i ritardi accumulati nell’attuazione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli e, nello specifico, degli oli di oliva vergini, intensificando e potenziando gli strumenti di controllo e garantendo la completa ed effettiva rintracciabilità delle produzioni, per la tutela dei produttori e dei consumatori. “Per uscire dalla crisi e tornare a crescere – continua Ligas – dobbiamo ripartire dalla realtà dell’impresa agricola locale che è ricca per produzione e occupazione, ma, purtroppo, non ha un adeguato riconoscimento economico perché non vengono riconosciuti i prodotti italiani. Il nostro modello agricolo nazionale e in particolare quello della provincia di Siena sono vincenti nel mondo e conosciuti come sinonimo di alta qualità, tipicità e salubrità delle produzioni. Le campagne senesi hanno anche un alto valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero producono molta più ricchezza netta rispetto ad altre zone del Belpaese, per non parlare del confronto con l’agricoltura di altri Paesi europei”.

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