E’ sempre più forte e chiaro il no degli agricoltori alla concorrenza sleale, alle speculazioni e alle truffe sui prodotti oleari nazionali. Quelli che lavorano in Toscana sono fra i più colpiti, perché la nostra è la regione con l’immagine più sfruttata per spacciare l’olio di oliva straniero come italiano.
Sotto accusa la concorrenza sleale, le speculazioni, la mancanza di trasparenza e le truffe e gli inganni che mettono a rischio il futuro del prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea. Coldiretti ha reso noto uno studio che dice come nelle bottiglie riempite a livello nazionale in 2 casi su 3 contengano prodotto straniero proveniente per oltre il 60% dalla Spagna, il 25% dalla Grecia, ma per quasi il 10% da un paese extracomunitario come la Tunisia.
L’Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo stimato nel 2016 superiore a 500 milioni di chili a fronte di una produzione nazionale di 298 milioni di chili.
Gli oli di oliva stranieri vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano elementi che richiamano all’italianità.
«In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato per approfittare dell’ottima annata Made in Italy, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop», ha suggerito il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’aggiungere che «se si vuole comperare un buon extravergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione».