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26 Gennaio 2016
ALTO RISCHIO FRODI ALIMENTARI

Due Dop (Terre di Siena e Chianti Classico) e una Igp (Olio Toscano): tre denominazioni che convivono in un territorio, quello della provincia senese, che è sinonimo di grandi produzioni e grande qualità.
Oggi il via libera della Commissione internazionale del Parlamento Europeo sul quale hanno giustamente espresso preoccupazione parlamentari della maggioranza ed opposizione, fa lanciare l'allarme a Coldiretti. La parola sul dossier olio tunisino passa alla Assemblea plenaria dell’Europarlamento che dovrà esprimere il proprio parere definitivo sulla proposta della Commissione Europea che inizialmente riguardava il via libera a 70mila tonnellate a dazio zero, poi dimezzate in Commissione Agricoltura.

“Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 520% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia è un errore l'accesso temporaneo supplementare sul mercato dell'Unione di 35mila tonnellate di olio d'oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017” si legge in una nota diffusa da Coldiretti nazionale. E dalla provincia di Siena, il direttore Simone Solfanelli aggiunge: “Questo via libera, se fosse confermato definitivamente, significherebbe far arrivare un prodotto di scarsissimo pregio sul mercato e sulle nostre tavole, con il rischio di inquinamento del nostro prodotto. Sarebbe altissimo il rischio di frodi alimentari ai quali, purtroppo, non saremmo nuovi né per l'olio extravergine né per altri prodotti Made in Italy. Sarebbe facile mescolare olio importato con l'extravergine nazionale e metterlo sul mercato con etichette storiche e parvenza di italianità”. Un rimedio esiste: “speriamo intanto che l'assemblea plenaria dell'Europarlamento non faccia passare la proposta. La tutela maggiore, poi, arriva dall'applicazione completa delle norme già varate con la legge salva olio “Mongiello” del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata”.

C'è di più: “Non vogliamo che l'agricoltura diventi merce di scambio di interessi diversi – conclude Solfanelli – senza considerare l'impatto che tutto questo avrebbe su territori come il nostro, che conta 15mila ettari di terreno a vocazione olivicola, 10mila aziende e 20mila quintali di olio prodotto su Siena”.

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