La Regione Toscana ha deciso: gli Ambiti Territoriali di Caccia verranno ridisegnati e verranno nominati nuovi organi di gestione. Gli attuali sopravviveranno solo fino al 31 dicembre 2016. Così è stato deciso dal consiglio regionale che ha approvato, a maggioranza un provvedimento che si rende necessario dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che aveva sancito la illegittimità delle attuali dimensioni con confini provinciali.
Un passo dunque è stato fatto, restano però ad oggi irrisolti i problemi in ordine alla tempestività e all’efficacia, a seguito di richieste di intervento per il controllo dei selvatici e per il risarcimento dei danni, ormai divenuti insostenibili per le imprese agricole. In tal senso, diviene fondamentale che la Regione intervenga anche per semplificare le procedure che regolano gli interventi, altrimenti dall’impasse legislativa si rischia di rimanere impantanati in quella burocratica.
Perché proprio da Siena era partita la protesta forte che aveva visto a maggio il sit in di oltre duecento agricoltori con alcuni trattori e con il presidente regionale Tulio Marcelli ad affiancare il direttore provinciale Simone Solfanelli. Nel 2016 complici il passaggio di competenze dalle Province alla Regione e le nuove disposizioni emanate dal governo regionale, non sono stati realizzati, se non in minima parte, gli interventi di contenimento degli animali. A complicare la situazione, la mancata applicazione della legge obiettivo con cui la Toscana ha dichiarato di voler correre ai ripari contro l’esubero dei selvatici e l’inspiegabile e condannabile decisione di ISPRA in merito ai piani di prelievo del capriolo. Se a ciò si aggiunge che con una serie di artifici le aree vocate alla caccia al cinghiale, che avrebbero dovuto essere ridimensionate, sono aumentate, di 1089 ettari nella sola provincia di Siena, le conseguenze che si annunciano sono drammatiche per gli imprenditori agricoli. Il timore è quindi che il numero di animali presenti sul territorio continui a crescere. Ancora una volta quindi l’agricoltura viene sacrificata sull’altare di una gestione faunistica approssimativa e inefficace. L’equazione più cinghiali meno agricoltura continua così a produrre risultati devastanti per il settore che, con l’avanzata della fauna selvatica, vede aumentare la moria di imprese e la scomparsa di realtà importanti per l’economia e il presidio del territorio.