Per il Ceta arriva il primo stop. L'esame della ratifica del trattato commerciale euro canadese Ceta "slitta sine die". Questo sembra essere il primo risultato concreto contro un accordo che sin da subito è stato impopolare e poco apprezzato, sia dalle imprese che dai cittadini italiani. Oltre che sbagliato e pericoloso per l’italia, una nazione che vanta innumerevoli produzioni doc e locali messe a rischio dall’accordo stesso.
Da mesi Coldiretti Siena si era mossa arrivando fino alla grande manifestazione di Roma e aveva chiesto il sostegno delle amministrazioni comunali della provincia senese. E diversi Comuni avevano approvato specifici ordini del giorno contro il Ceta. “Non ci fermiamo” aveva commentato il direttore Simone Solfanelli. E così è stato. Tanto da raggiungere un primo obiettivo. Se lo scorso 21 settembre, infatti, il Ceta, accordo di libero scambio tra Ue e Canada, entrava in vigore in via “provvisoria” per una decisione assunta, a suo tempo, dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker e dal premier del Canada Justin Trudeau, in attesa della piena validità cioè quando tutti i 28 parlamenti dei paesi Ue l'avranno approvato, ieri è arrivato il primo ‘stop’. Il Senato non ha approvato l’accordo rinviandone a data da destinarsi la ratifica.
“Il Ceta uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove, appunto, viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno” aveva ribadito più volte Coldiretti Siena. “Oltre la metà del grano importato dall’Italia arriva proprio dal Canada dove le lobby in vista dell’accordo Ceta sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia. A rischio è lo stesso principio di precauzione, visto che la legislazione canadese ammette l’utilizzo di prodotti chimici vietati in Europa”.
“Il rinvio è il primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 1973 comuni e 69 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine” ha commentato a caldo Coldiretti, precisando che il rinvio è frutto del forte pressing di una inedita e forte alleanza tra diverse organizzazioni: Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. E’ importante ricordare che l’azione di Coldiretti è mirata a contrastare la volontà – per la prima volta nella storia dell’Unione Europea - di legittimare in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.
Questa prima battaglia sembra essere stata superata. Ma la campagna per far si che il Ceta non venga approvato e sia dismesso, perlomeno nella forma in cui è stato presentato sino ad oggi, è solo all’inizio. I prossimi mesi saranno decisivi per il successo dell’iniziativa.