Il Tar del Lazio contro la lobby dei pastai. I giudici amministrativi hanno respinto l’istanza presentata dai produttori dell’Aidepi contro il Decreto che obbliga alla trasparenza in etichetta per i prodotti derivati del grano come la pasta. “Siamo molto soddisfatti del risultato che è una grande vittoria per tutti, imprenditori e consumatori - ha commentato il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli - avremo finalmente modo di sapere cosa mangiamo, a tutela del nostro gusto e della nostra salute”.
La scelta del Tar di respingere l’istanza di sospensione del decreto per l’etichettatura d’origine del grano utilizzato nella pasta accoglie le richieste dell’81% degli italiani che chiedono maggiore trasparenza su quel che portano in tavola. È quanto ha affermato la Coldiretti nel commentare la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio che ha, appunto, bocciato il ricorso dei pastai contro il Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima a partire dal febbraio 2018 sull’etichettatura della pasta.
“Prendiamo atto con soddisfazione che la Magistratura – sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – ha riconosciuto il primato degli interessi dell’informazione dei cittadini su quelli economici e commerciali, respingendo un ricorso che andava contro gli interessi dell’Italia e degli Italiani che chiedono trasparenza. Non si può impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano
canadese trattato in pre-raccolta con il glifosate, accusato di essere cancerogeno e per questo proibito sul grano italiano”. Ma il decreto per l’etichettatura d’origine della pasta punta anche a contrastare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono per un territorio di 2 milioni di ettari coltivati situati spesso in aree marginali. E se l’Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, il territorio senese è uno dei principali produttori di grano e cereali in Italia.