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3 Ottobre 2012
“Extravergine Toscano. Etichetta senza inganni”

La Toscana produce il 3,7% dell’olio a livello nazionale, ma confeziona e commercializza il 37% dell’olio extravergine superando addirittura la Puglia che è la prima regione produttrice di olio di oliva.
In Toscana l’olio si moltiplica. Ma non è un miracolo, semmai il frutto di un grande affaire che vale milioni di euro. I conti non tornano davvero per gli agricoltori costretti, in molti casi a produrre in perdita, tornano più con probabilità a chi ha imparato a moltiplicare l’olio d’oliva sfruttando il fascino del Made in Italy e le maglie large di una legge che consente di scrivere piccolo piccolo la “miscela” e la provenienza delle olive. E’ legale in Italia. Ci può stare. Nel mezzo - i casi sono tanti anche nell’ultimo periodo - ci sono gli inganni, le sofisticazioni, l’olio finto, addirittura tagliato, la criminalità organizzata che ha capito che ogni euro investito ne porta indietro molti altri. E’ questo, fortunatamente, è illegale.

Si fa presto a capire le dimensioni di un fenomeno che ha trovato in Toscana, per tante ed ovvie ragioni, la piattaforma naturale: la Toscana produce quasi 15 mila tonnellate di olio, pari al 3,7% del totale nazionale (dati Agea 30/08/2012), poco rispetto ad altre regioni come la Puglia tanto per citare l’esempio che sta in cima alla hit parade di produttori di olio con oltre 200 mila tonnellate, ma quando l’olio viene confezionato accade la magia: in Toscana si imbottigliano e si commercializzano 10 volte tanto l’olio prodotto. Produciamo il 3,7% di olio, ma ne confezioniamo il 37% dell’olio extravergine nazionale, pari a 206 mila tonnellate. Solo 35 mila tonnellate sono olive di provenienza italiana, le altre restanti di provenienza comunitaria (141 mila), extracomunitaria (534) e altra (28 mila circa). La Toscana balza così magicamente in testa: è la regione, in Italia, che confeziona e commercializza più olio extravergine di tutti. Più anche della Puglia. I conti, è abbastanza evidente, non tornano. La sua colpa – della Toscana ovvio - è legata al suo potere evocativo, e al fatto che è il simbolo, nell’immaginario collettivo, del vero Made in Italy, del paesaggio che meraviglia ed incanta. Pensi alla Toscana, e pensi all’Italia. Produrre olio in Toscana significa poter “vendere” più facilmente un prodotto in Italia e nel mondo. Significa poter usare etichette furbette e “trucchetti” consentiti da una legge molto permissiva.

Sono cifre mostruose quelle presentate da Coldiretti in occasione del convegno nazionale dal titolo “Extravergine Toscano. Etichetta senza inganni” e si è tenuto alla Leopolda di Firenze e cui ha partecipato il Presidente Nazionale Coldiretti, Sergio Marini. Al centro della crociata di Coldiretti che ha portato alla Leopolda un migliaio di agricoltori la legge salva olio ritenuta lo strumento indispensabile per difendere e tutelare l’olio extravergine Made in Italy dalla macchina delle contraffazioni, delle sofisticazioni e dei tarocchi.
L’arrivo di olio di oliva straniero in Italia ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. ll risultato del sorpasso è il fatto che oggi la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori ma – precisa Coldiretti - si assiste anche ad una forte riduzione della qualità dell’olio in vendita, oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74% - continua Coldiretti - viene dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e il 7% dalla Tunisia, proprio i Paesi coinvolti dalla truffa scoperta a Siena.
Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011. Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, secondo una indagine della Coldiretti. E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Per questo è importante - conclude Coldiretti – approvare prima della fine della legislatura le norme sull’etichettatura trasparente contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy sottoscritta da numerosi parlamentari e che vede come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (pd) e il senatore Paolo Scarpa Buora (pdl), a dimostrazione di un vasto consenso parlamentare.

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