Il glifosato fa male, alle persone ed all’agricoltura. Solamente durante lo scorso anno sono sbarcati dal Canada circa 1,2 miliardi di chili di grano che ha subito trattamenti con questa pericolosa sostanza. In Canada infatti il glifosato viene puntualmente utilizzato nella fase di pre-raccolta del grano al fine di ottenere una sua maggiore essiccatura con l’obiettivo di garantire, in maniera del tutto artificiale, un elevato livello proteico. Ma i rischi per la salute sono enormi e non trascurabili.
“In attesa della decisione definitiva è necessario che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe come il grano proveniente dal Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di preraccolta”. È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo da Bruxelles dove gli Stati membri non hanno trovato l’accordo sulla proposta di rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida glifosato per cinque anni.
In Italia - sottolinea la Coldiretti - è infatti già in vigore il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da ‘gruppi vulnerabili’ quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma vige anche il divieto d’uso in campagna in pre-raccolta ‘al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura’ per effetto del decreto del Ministero della Salute in vigore dal 22 agosto del 2016.
Un principio che – continua la Coldiretti – deve essere ben evidenziato anche nell’ambito dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) dove al contrario si prevede invece l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato.
Riuscire a fermare le importazioni di grano trattato con il glifosato garantirebbe una maggiore sicurezza ai tanti consumatori italiani - considerando il fatto che il grano è l’ingrediente di base per la preparazione di derivati come pane e pasta, largamente consumati nel nostro paese - e renderebbe più competitivo il grano italiano di qualità.