Coldiretti Siena rilancia il tema dei prodotti alimentari tipici nei negozi della provincia. Il direttore Simone Solfanelli appoggia la proposta del sindaco di Firenze Dario Nardella. Le sue parole sono tratte da un'intervista uscita su La Nazione - Siena di martedì 15 marzo 2016. «Ci mettiamo a disposizione del territorio provinciale per promuovere la qualità nel centro storico della città e degli altri comuni, adottando prodotti di filiera corta».
Direttore, lei dunque fa riferimento alla scelta del sindaco di Firenze Nardella di valorizzare la tipicità del Made in Tuscany, appoggiata subito da Coldiretti Toscana e lancia la proposta all'amministrazione senese?
«La scelta di valorizzare le nostre produzioni mediante l'obbligo per gli esercizi di utilizzare percentuali importanti di prodotti agroalimentari di provenienza locale, non può che trovarci d'accordo. Si tratta di un atto che mette in pratica perfettamente la tutela delle nostre produzioni agricole mediante la filiera corta e quindi valorizza il nostro territorio e l'imprenditoria locale. Certamente anche Siena, come tutte le amministrazioni locali della nostra provincia, può essere protagonista di questa 'rivoluzione', per cui lanciamo questa proposta anche al Comune capoluogo, ben conoscendo la sensibilità che ha sempre dimostrato verso questi temi».
Cosa può mettere in campo Coldiretti e come?
«Noi possiamo offrire la nostra esperienza, il grande patrimonio costituito dai produttori e dai prodotti locali. In una parola, tutto ciò che rappresenta il Made in Siena agroalimentare. In questo modo possiamo creare un circuito virtuoso fra produzione agricola locale e ristorazione, che sia in grado di far apprezzare il meglio dell'enogastronomia della nostra provincia».
Partire dalla valorizzazione delle tipicità senesi e toscane è rafforzare la tutela di un territorio. Un po' quello che Coldiretti propone per la questione dell'olio tunisino. Ci sono novità in merito?
«Le novità le conosciamo tutti, sono quelle delle decisione dell'UE di importare altre 35.000 tonnellate di prodotto a dazio zero. Fin da quando si era paventata questa possibilità avevamo già detto e scritto che non condividevano questa scelta perché la consideravamo penalizzante per i nostri produttori, anche in considerazione del moltiplicarsi del rischio di frodi. Non abbiamo cambiato idea, perché proprio in un anno in cui la nostra olivicoltura dava segnali di ripresa produttiva non sentivamo la necessità di questa scelta dell'Europa».