Gli agricoltori si sono mobilitati per difendere il Made in Italy. Dal 10 marzo sono partite le iniziative per proteggere la qualità dell'olio di oliva italiano minacciato da quello tunisino. La Toscana, e in particolare la provincia di Siena, si è aggiunta alla levata di scudi di Coldiretti nazionale.
Giovedì 17 marzo ci sarà un convegno sul tema nella Sala Attico della Camera di Commercio di Siena, a partire dalle ore 10. A fare gli onori di casa il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli. Interverrà Rolando Manfredini dell'Area Sicurezza Alimentare di Coldiretti Nazionale e le conclusioni spetteranno, prima che si apra il dibattito, al presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli.
«Il via libera finale dell’Europarlamento all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35mila tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori» ha commentato il direttore di Coldiretti Siena, Simone Solfanelli.
Il via libera all’accordo che è stato votato il 10 marzo dalla plenaria dell’Assemblea di Strasburgo avviene – come già aveva sottolineato Coldiretti nazionale – dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili. Il nuovo contingente agevolato andrebbe tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi ‘agevolati’ annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. Il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale è – sostiene la Coldiretti – il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. L’accordo peraltro rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano.