I mesi scorsi hanno segnato numeri in rosso e allarme, nel territorio senese più che nel resto della Toscana, per la crisi del grano e del settore cerealicolo più in generale. Numeri che hanno fatto tremare le aziende agricole, i produttori. Le speculazioni sul commercio delle materie prime agricole hanno provocato il crollo dei prezzi del grano su livelli di 30 anni fa e hanno messo a rischio il futuro della coltivazione. Grande preoccupazione nelle aree a più alta vocazione cerealicola della Toscana, dunque: con Siena anche la Maremma e il pisano dove si producono la maggior parte dei 3,5 milioni di quintali di grano della regione. Coldiretti non ha mai fatto un passo indietro, mantenendo forti posizioni che si sono espresse anche con manifestazioni nazionali per la salvaguardia del grano.
Le differenti problematiche del settore sono venute fuori nel convegno “Diamo valore alla cerealicoltura toscana”, organizzato da Coldiretti Siena, di venerdì 10 febbraio all’Hotel Garden.
«Non possono essere più tollerate speculazioni come quelle che hanno determinato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione», attacca Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana. «In pericolo non ci sono solo la produzione di grano duro e la vita delle aziende agricole che lo coltivano, fatto già gravissimo, ma anche un territorio a rischio desertificazione che vedrebbe stravolto lo stesso paesaggio toscano e con una perdita di un valore aggiunto per l’intera regione di oltre 200 milioni di euro. Questo incontro vuole essere il punto di partenza di un nuovo modello di filiera, perché così non funziona, non dà reddito. Ma noi i soldi non li vogliamo dal Ministero, li vogliamo dal giusto prezzo del lavoro, della produzione».
«Questa filiera è quella del pilastro del Made in Italy: la pasta – ha aggiunto Fabio Del Bravo, Responsabile servizi sviluppo rurale Ismea - . La produzione mondiale è in crescita ma è concentrata in poche zone, come l'Ue e il Canada. Questo la rende molto legata agli agenti atmosferici. La filiera nazionale presenta molti produttori, molti centri di stoccaggio, pochi mulini, pochi centri distributivi. Questo riduce la forza contrattuale dei produttori. L'Italia è un Paese importatore di grano, specialmente da Canada e Usa. Esportiamo poi la pasta. Il paradosso è che il prezzo del grano italiano è più basso rispetto a quello estero. La redditività è sempre più bassa. Bisogna innescare un processo virtuoso per incrementare la qualità».
Alessia Liguori responsabile marchio Coop settore pasta ha precisato: «Abbiamo lanciato Origini Trasparenti per dire al consumatore dove sono fatti i prodotti. Il 90% dei nostri fornitori è italiano».
Gianluca Lelli, capo area economica Coldiretti ha parlato in termini di numeri: «La nostra produzione agroalimentare del pane, della pasta e dei prodotti da forno non ha eguali per diversità e dimensione. Ma la produzione cerealicola è in calo, con un'industria molitoria spesso miope e inadeguata al futuro. Tre multinazionali hanno il 63% delle sementi. Tra il 2015 e 2016 i produttori toscani hanno rimesso 2,5 milioni di euro sul grano tenero e 40 milioni sul grano duro. Per reagire non possiamo che spingere per l'etichettatura obbligatoria. Bisogna bloccare l'importazione del grano extra Ue a dazio zero. L'assurdo è che poi noi esportiamo la pasta, ad esempio in Canada, sottoposta a dazi. In Canada come in Francia, però, il grano viene seccato con il glifosate, non con il sole. Ecco perché si deve controllare che i grani non vengano mischiati. Dobbiamo fare una borsa merci unica e riqualificare i centri di stoccaggio. Stiamo facendo una battaglia per avere rigore sulle microtossine, perché noi abbiamo meno problemi rispetto ai paesi del nord America».
L’onorevole PD Luigi Dallai, presente al convegno, ha salutato i presenti: «Le misure prese per il settore sono state insufficienti e non è popolare adesso il ruolo della politica. Ora però è importante parlare di filiera e affrontare la questione partendo da qui. Per me è importante ascoltare oggi, ascoltare le vostre esigenze e proposte in modo da poter valutare le possibili interazioni tra produzione e distribuzione»
Il vicesindaco di Siena Fulvio Mancuso ha espresso solidarietà agli agricoltori in difficoltà: «Questa platea è degna della battaglia che Coldiretti sta portando avanti. Esprimo l’appoggio personale e dell’amministrazione comunale per la vostra lotta. E’grazie a voi, al vostro lavoro se il territorio è ancora sintesi di produttività e di bellezza. La speculazione sul settore cerealicolo è vergognosa. Una fiammella di speranza si è accesa grazie al risultato ottenuto dell’etichettatura di alcuni prodotti. Lo volete voi ma lo vogliono anche i consumatori, sempre più attenti ed esigenti. Le istituzioni locali possono supportarvi nella consapevolezza dell'importanza del settore dell'agricoltura. Possiamo aiutare a diffondere la consapevolezza e la cultura di che cosa possiamo portare in tavola. Lo facciamo tramite gli orti urbani, gli sgravi fiscali e anche i mercati di quartiere, a filiera corta. E con il progetto della banca della terra».