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14 Marzo 2016
TRENT’ANNI DI DONNE E DI VINO

Sono passati trent’anni dal caso del  metanolo. Trent’anni in cui il mondo del vino è cambiato. Chi l’avrebbe detto allora, per esempio, che sempre più donne si sarebbero avvicinate alla viticoltura.

Il primo fatto che portò alla ribalta  la pratica del vino adulterato accadde il 17 marzo 1986, quando l'ingestione del prodotto modificato causò l'avvelenamento e l'intossicazione di parecchie decine di persone, per la maggior parte residenti in Lombardia, Piemonte e Liguria.

In trent'anni il reparto della viticoltura è cambiato radicalmente, passando dal concetto di “quantità” a quello di “qualità”. Dalla scandalo del metanolo ad oggi i consumi di vino degli italiani si sono praticamente dimezzati passando dai 68 litri per persona all’anno del 1986 agli attuali 37 litri che rappresentano il minimo storico dall’Unità d’Italia nel 1861. Solo negli ultimi cinque anni, in Toscana, i consumi di vino sono abbassati dell’11,8%.

La nostra, nello scacchiere nazionale, è la sesta regione produttrice di vino con il 57% della produzione a denominazione di origine controllata, con ben 42 etichette, 6 DOCG e 36 DOC. Negli ultimi sei mesi l’export di vini toscani è cresciuto del 21% rispetto all’anno prima sfiorando i 650 milioni di euro.

Non solo, se trent'anni fa il “pianeta vino” era quasi esclusivamente maschile, adesso viviamo un deciso aumento di donne consumatrici e produttrici.  Anche nella provincia senese questo cambiamento è in atto. Per esempio abbiamo i casi di Letizia Cesani e di Giovanna Neri. La prima, a capo dell'azienda di famiglia Cesani, è pure presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano, la più vecchia d'Italia. La seconda gestisce l'azienda Col di Lamo, produttrice del “principe” dei vini senesi, il Brunello di Montalcino.
La Cesani è uno dei pochi casi di una donna a capo di un Consorzio. Lei spiega perché: « E' necessario, e lo rivendico, vedere attuate tutte una serie di politiche sociali che rendano possibile conciliare il ruolo di dirigente d'azienda, di madre di famiglia con i ruoli istituzionali, come può essere il far parte di un consiglio di amministrazione di un consorzio».

Giovanna Neri, invece, sottolinea qual è il valore aggiunto di una donna in cantina: « Visto che i maschi lavorano da sempre nell'agricoltura forse la loro “visione” sulla cosa si è esaurita. Noi, essendoci introdotte in questo mondo da poco, abbiamo idee nuove. E' un mestiere molto vicino alla natura, è un po' come essere madri».

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